per le tradizioni della tua città

DICEMBRE 2014 - A VOXE DU CAMPANIN

05.12.2014 22:43


CONFEUGO E NATALE VÄZIN 

Gli appuntamenti del mese di dicembre che "U Campanin Russu", in prossimità del S. Natale e del Nuovo Anno, riguardano, come ormai da consuetudine, il "Confeugo" e il "Natale Väzin", che si svolgeranno entrambi sabato 20 dicembre, in collaborazione con la Confraternita "N.S. Assunta" e l'"Associazione Sacre Rappresentazioni di Santa Caterina da Siena", sotto il patrocinio del Comune di Varazze - Assessorato alla Cultura. Il programma è il seguente: ore 10,30,partenza dall'Oratorio N. S. Assunta del Corteo Storico in costume del '300, che sfilerà lungo via Malocello per confluire in piazza Beato Jacopo, dove avverrà il tradizionale scambio degli auguri tra l'Abate del popolo e il Sindaco della città, seguiti dal crepitio delle fiamme che avvolgeranno il ceppo di alloro, dal cui fumo si trarranno gli auspici per il 2015. Particolare rilievo assumerà quest'anno la presenza del nuovo Sindaco, per la prima volta in tale funzione di incontro tra le istituzioni e il popolo, in quell'aperto confronto di richieste e di mugugni che sono la caratteristica di detta antica cerimonia. Concluderà la mattinata un brindisi offerto signorilmente dal "Bar Mario", che innaffierà lo squisito pandolce preparato e offerto dalla panetteria  "Angela sul Ponte". Ma la giornata non sarà finita e, come annunciato, nel pomeriggio, con inizio alle ore 16, presso l'Oratorio "N. S. Assunta", si svolgerà il consueto "Natale Väzin", con musica, canti e poesie natalizie, rallegrato dai nostri piccoli concittadini di cui vi daremo più dettagliate informazioni nella cronaca del mese prossimo. Anche qui non mancherà "'na fetta de pandöçe e 'n gotto de moscäto", come da inaffondabile tradizione. Cittadini e ospiti sono invitati a partecipare alle due manifestazioni suddette, che vogliono ribadire l'attaccamento di Varazze alle proprie antiche tradizioni, mezzo insostituibile per guardare al futuro con la consapevolezza di avere alle spalle un solido e indimenticabile passato.   

TESTIMONIANZE PER IL FUTURO

Una interessante e certamente utile iniziativa è stata varata da "U Campanin Russu" per ricordare alle future generazioni le esperienze di vita che sono state il bagaglio di chi le ha precedute. Si tratta di interviste a persone avanti con gli anni, ma la cui lucida memoria può essere considerata una vera e propria biblioteca cittadina, e non solo. Le prime tappe di questo mosaico, che racchiude usi e costumi che il tempo ha modificato, se non addirittura cancellato, hanno interessato Andrea Dondo e Silvio Craviotto, due autentici personaggi che hanno percorso la storia della nostra città pur in contesti diversi e in momenti spesso difficili, memorie che saranno custodite in "preziosi" DVD per la costruenda biblioteca visiva che U Campanin Russu allestirà per lasciare tracce tangibili del nostro passato a chi ci seguirà. L'idea di questa nuova iniziativa in via di realizzazione, nata dal presidente Giovanni Ghione, si avvale dello staff tecnico guidato da Gianni Giusto con la collaborazione di Giuseppe Bruzzone e di Tomaso Pastorino. Sono già programmate ulteriori interviste che arricchiranno questo piccolo, ma importante "Gotha" varazzino. Ne riparleremo.

LA TRASLAZIONE DELLE RELIQUE DEL BEATO JACOPO A VARAZZE

l'Associazione "Centro Studi Jacopo da Varagine", nel quarantennale della traslazione delle reliquie del Beato a Varazze, ha organizzato alcune  iniziative (vedi Il Giornalino dello scorso mese) iniziatesi sabato 25 ottobre, presso la Biblioteca Civica "E. Montale", con l'apertura di una mostra del prof. Berto Delfino (Berthus) che ha presentato una serie di originali e stupende opere in ceramica e su tela ispirate alla Leggenda Aurea, illustrandone, con dotte dissertazioni e profondità di analisi, le varie simbologie in esse contenute. Una vera lezione d'arte e di storia religiosa, quella del prof. Delfino, che ha affascinato il folto e scelto pubblico presente in sala, prologo della conferenza tenuta, subito dopo, da Sara Badano (Archivio della Provincia di S. Domenico in Italia O.P. - Sezione di Torino e di Genova), sul tema: "Ossa e cineres: le reliquie del beato Jacopo prima della traslazione del 1974". Presentata dalla presidente del Centro Studi Jacopo da Varagine, Elsa Roncallo, che ha rifatto la storia dell'Associazione, ricordando il compianto Tino Benedetto Delfino, che per anni diresse con passione gli studi sul Nostro, Sara Badano ha ripercorso le varie fasi e vicissitudini delle spoglie mortali di Jacopo, soffermandosi ad illustrare, con interessanti proiezioni, i luoghi che le ospitarono negli edifici religiosi di Genova, con particolari inediti che hanno contribuito ad una maggiore e migliore conoscenza della nostra stessa storia ligure e genovese. Una conferenza di alto livello intellettuale, ben coordinata tra spiegazioni e immagini e contrassegnata da un successo pieno e incondizionato. L'Assessore alla Cultura, Mariangela Calcagno, ha portato il saluto del Sindaco e l'incoraggiamento a proseguire nella valorizzazione del ricordo del nostro illustre e grande Arcivescovo, mentre Elsa Roncallo, nei suoi ringraziamenti al prof. Delfino e alla prof.ssa Badano, ha unito quelli al Comune di Varazze per il patrocinio e l'ospitalità, nonché al Campanin Russu che ha fornito gli strumenti fono riproduttori e visivi che hanno permesso la buona riuscita della manifestazione.

IL MONUMENTO FUNEBRE DELL'ARCIVESCOVO JACOPO DA VARAGINE

Alla prima conferenza di cui sopra, è seguita, sabato 8 novembre, alle ore 16, nella Sala Consiliare del Comune, il secondo appuntamento Jacopeo, a cura del prof. Clario di Fabio (Università di Genova), sul tema: "Il monumento funebre dell'arcivescovo Jacopo da Varagine e la scultura del suo tempo". Dopo l'introduzione della Presidente del "Centro Studi Jacopo da Varagine" Elsa Roncallo e l'intervento dell'Assessore alla Cultura Mariangela Calcagno, che ha portato i saluti del Sindaco, il prof. Di Fabio ha svolto un'ampia relazione sul monumento funebre del Beato e sulla scultura che si era sviluppata a Genova durante e dopo il suo ministero pastorale, periodo attraversato da sanguinose lotte intestine che provocarono distruzioni di chiese e di palazzi, con conseguenti "rinnovamenti" e successive tecniche ricostruttive, accompagnando le spiegazioni con appropriate e suggestive proiezioni. Una conferenza di alto rilievo culturale e scientifico, seguita con vivo interesse da un numeroso e attento pubblico, a sigla di un successo più che meritato che premia e incoraggia l'attività del Centro Studi Jacopo da Varagine, oggi nuovamente in sella per ulteriori, gratificanti impegni nella divulgazione della storia e del culto del nostro Beato. Numerosi e meritati gli applausi che hanno accompagnato l'esposizione del prof. Clario di Fabio, studioso di chiara fama che ha dimostrato una profonda conoscenza dell'argomento trattato.  Alcuni interventi hanno giustamente riportato l'attenzione sul nostro concittadino Tonino Olivieri, appassionato storico che tanto contribuì alla conoscenza di Jacopo, e proprio per le sue ricerche sul monumento funebre, che potranno essere maggiormente messe in luce in un prossimo futuro. .

1941: IL NATALE DI MARIO OTTONELLO

"Erano le 03 del 13 dicembre 1941, quando l'incrociatore "Alberico da Barbiano", insieme al gemello "Alberto da Giussano", entrambi con un carico in coperta di numerosi fusti di benzina, più armi, munizioni e viveri, diretti a Tripoli, furono colpiti in prossimità di Tunisi, Capo Bon, da diversi siluri in rapida successione, seguiti da una serie di cannonate, da parte di tre cacciatorpediniere inglesi e una olandese, che ne determinarono l'affondamento in pochi minuti. Sull'"Alberico da Barbiano" era imbarcato il varazzino Mario Ottonello, puntatore mitragliere, che al momento dell'attacco nemico si trovava al proprio posto di guardia in plancetta, da dove fu scaraventato in coperta, restando momentaneamente tramortito. Rimessosi dopo qualche minuto, Ottonello ebbe subito la sensazione che ormai non c'era più nulla da fare per la nave ed ebbe appena il tempo di togliersi scarpe, pantaloni e capotta e di buttarsi in mare, dove i fusti di benzina avevano rovesciato, in fiamme, il loro contenuto." Stiamo raccontando una pagina di storia, scritta di proprio pugno dal nostro concittadino Mario Ottonello, protagonista del tragico episodio,  lasciataci qualche anno fa dal fratello Pippo, un caro amico che sapeva che prima o poi l'avremmo portata alla conoscenza dei nostri lettori. Ne parliamo perché stiamo avvicinandosi a Natale e ci pare doveroso fare un raffronto tra
l'atmosfera di quei Natale di guerra e i nostri Natali, spesso annoiati e vissuti molto superficialmente, dimenticando i tanti (troppi) giovani, che la follia della guerra tolse al calore della propria famiglia. Il racconto di Ottonello prosegue e spiega che "l'Alberico da Barbiano e l'Alberto da Giussano colarono a
picco con buona parte degli equipaggi (complessivamente oltre 1500 uomini), oltre al carico che doveva rifornire le truppe italo-tedesche impegnate sul fronte Libico. L'attacco fu un vero e proprio agguato favorito dalla ricognizione aerea nemica e probabilmente preparato anche dallo spionaggio britannico, molto efficiente nelle basi italiane della Sicilia, specie a Palermo, ultimo porto da dove le navi erano salpate. Dell'Alberico da Barbiano si salvarono in 150, tra cui Mario Ottonello, che nuotò vigorosamente per sottrarsi al mare di fiamme che aveva avvolto, purtroppo, molti altri superstiti, oltre agli squali che infestavano quelle acque infide. Sfinito e infreddolito, ma salvo, Mario toccò terra e si arrampicò, scalzo com'era, sulle rocce che portavano al faro di Capo Bon, dove incontrò altri naufraghi, e con loro, in una successione di avventure e di faticose marce nella notte e per buona parte della mattinata, fu raccolto da un nostro reparto e ricoverato nell'Ospedale "G. Garibaldi" di Tunisi. Appena rimessosi, fu rimpatriato e godette di una licenza di 15 giorni, ma la sua qualifica di mitragliere lo richiamò al deposito di La Spezia, dove l'Ufficio Movimenti stava preparandogli un nuovo imbarco." Ci fermiamo qui, poiché quell'imbarco fu revocato in extremis grazie all'interessamento del fratello che riuscì a farlo assumere dai Cantieri Baglietto, impegnati nella produzione bellica e quindi alla ricerca di operai specializzati. E Mario era un valido maestro d'ascia. Tornò quindi a Varazze in tempo per festeggiare in famiglia il S. Natale di quel triste 1941, con il ricordo amaro di tanti compagni che rimasero laggiù, nella tomba di quel mare straniero disseminato di tanti giovani che non ebbero il tempo, come dice il poeta, di veder imbiancare i propri capelli. Amico Pippo, anche se tu non sei più qui con noi e avrai sicuramente raggiunto il tuo caro fratello Mario per festeggiare con lui altri, eterni e celesti Natali, siamo contenti di aver soddisfatto il tuo desiderio. Certi fatti, certe cronache, è bene non dimenticarle.

FORZA ITALO !

Cogliamo l'occasione del S. Natale per porgere gli auguri più sinceri di una pronta guarigione a Italo Galliano, infortunatosi nel mese di ottobre. Forza Italo ! Dal tuo pennello ci aspettiamo ancora tante belle immagini di Varazze e della nostra Liguria.

FESTA AL BAR ROSSI: È NATO MARIO

Ne avevamo accennato nel numero scorso del Giornalino, ma ne riparliamo un attimo per completezza del servizio fotografico. Si tratta della festa di benvenuto, sabato 25 ottobre u.s., al Bar Rossi, per Mario, l'ultimo nato della "casata", presentato dai genitori Roberto e Roxana agli amici del quartiere Solaro e agli affezionati clienti, nel corso di un ricco e simpatico rinfresco tenutosi nei locali dell'omonimo Bar, presenti i nonni Livio e Rosa e lo zio Giuseppe .La redazione del Giornalino si unisce agli auguri di ben arrivato a Mario, secondogenito che viene a rallegrare una famiglia che attraverso il proprio esercizio dà lustro all'intera città.

LA NOSTRA SPIAGGIA "SET" DELLA MODA

Nello splendore di una giornata di ottobre, con l'azzurro intenso del mare come indovinato fondale,  una troupe televisiva ha scelto la spiaggia di Varazze per lanciare le ultime creazioni di una nota casa di mode, della quale, per ovvi motivi, non facciamo il nome. L'occhio indiscreto del Giornalino ha "rubato" alcune immagini di questa originale carrellata che mostra la troupe mentre "gira" alcune scene del proprio servizio, con tanto di cavallo bianco ad accompagnare la passeggiata delle modelle sulla battigia, che probabilmente rivedremo presto sugli schermi televisivi e sulle pagine patinate di qualche rivista del settore. Evidentemente la nostra spiaggia è stata scelta per la sua bellezza ed estensione, una promozione turistica che non può che farci piacere.

BEATO GIUSEPPE GIROTTI: UN MARTIRE DEI NOSTRI TEMPI

"Tutto quello che faccio è solo per la carità". Queste parole sono in sintesi il testamento spirituale di padre Giuseppe Girotti, Domenicano, morto nel lager nazista di Dachau il 1°aprile 1945, non ancora quarantenne. Ne tracciamo un breve profilo incuriositi da una sua piccola statua esposta nella terza cappella (per chi entra ) della chiesa di S. Domenico e dopo aver letto la sua meravigliosa e tragica storia. Nato ad Alba il 19 luglio 1905, da umile famiglia, Giuseppe Girotti fu ordinato sacerdote il 3 agosto 1930, laureandosi in teologia presso l'Angelicum di Roma e l'Ècole biblique di Gerusalemme. Spirito permeato di carità e altruismo, sin dai primi anni di sacerdozio rivolse la propria attenzione e cura al mondo degli emarginati e dei sofferenti, missione che continuò anche dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca e la nascita della R.S.I, allorché, all'insaputa dei suoi superiori, diventò il centro di una vasta rete di sostegno a favore dei partigiani e soprattutto degli ebrei, per molti dei quali, in quel momento di sofferenza e persecuzione, cercò nascondigli e documenti di identità falsi. Arrestato il 29 agosto 1944, dopo vari trasferimenti in carceri italiane, fu deportato nel campo di concentramento di Dachau, dove si distinse quale "portatore della parola di Dio". Rinchiuso nella baracca n°26, insieme ad un centinaio di ecclesiastici, si distinse per il conforto e aiuto elargito a tutti a piene mani, sino alla morte per malattia. Sulla sua cuccetta i compagni scrissero "Qui dormiva San Giuseppe Girotti". Nel 1995 lo Stato d'Israele gli ha conferito l'onorificenza di "Giusto tra le genti". Il 26 aprile 2014 è stato beatificato nel Duomo di Alba. Sono veramente poche queste righe per descrivere appieno il bene fatto dal Beato Girotti in pace e in guerra. Invitiamo pertanto coloro che desiderano approfondirne la conoscenza, di rivolgersi alla Comunità dei Padri Domenicani di Varazze, dove si può ritirare il curriculum vitae di questo generoso sacerdote.

LA MADONNA DEL S.ROSARIO È TORNATA AL SUO POSTO

Come ogni anno, dopo la processione della prima domenica di ottobre, la cassa processionale della Madonna del S..Rosario, custodita nella chiesa di S. Domenico, rimane fuori della propria cappella, quasi a voler prolungare un più affettuoso contatto con i fedeli, per rientrare quindi nella propria sede (lato sinistro dell'altar maggiore) dopo circa un mese. La qual cosa è avvenuta lunedì 3 novembre, dopo le funzioni pomeridiane, con l'intervento di un gruppo di validi portatori volontari e la partecipazione di numerosi fedeli, che hanno così rinnovato la propria devozione alla Vergine del S. Rosario, il cui culto è particolarmente sentito nel rione del Solaro. La traslazione si è svolta, come dalla parole del Priore Padre Mazzoleni, nel ricordo anche del Domenicano San Martino de Porres, figura emblematica di forte spiritualità, che operò con immensa carità a Lima, in Perù, e salito al Cielo il 3 novembre 1639.    

I LAVORI DELLA CONSULTA LIGURE

Domenica 9 novembre, presso la sede dell'Associazione "Pontorno" di Spotorno, si è svolta la riunione di fine anno della Consulta Ligure fra le Associazioni di difesa delle tradizioni e del dialetto, che raduna oltre cinquanta "Famigge" da La Spezia a Ventimiglia, alta Liguria ed enclave isolane (Carloforte, Calasetta, Bonifacio, ecc.). Nel corso dei lavori si è discusso sull'insegnamento del dialetto (lingua) ligure nelle scuole e del Censimento dei monumenti minori, oltre all'annoso problema del Dizionario Biografico dei Liguri, la cui soluzione è legata alla distribuzione e vendita  dei volumi ancora a mani della Consulta e ad una necessaria e non dilazionabile chiusura di un progetto ormai chiaramente in gravi difficoltà di mercato. Alla riunione era presente l'Assessore Regionale al Turismo Berlangeri, che ha promesso il suo interessamento per organizzare a settembre un convegno della Consulta nell'ambito dell'Expò di Milano, al fine di far conoscere le varie associazioni che ne fanno e il loro prezioso lavoro, a livello nazionale e internazionale A tale proposito, vivo successo ha riscosso il Lûnäio 2015 del Campanin Russu, distribuito alle Associazioni presenti a Spotorno, "ciliegina" sulla torta che sarà offerta strategicamente nell'evento internazionale di Milano. Altre notizie dalla riunione di Spotorno riguardano la sede della Consulta Ligure che viene locata a Palazzo Giustiniani a Genova, dopo che il  Comune di Savona ha revocato la concessione del  locale del Priamar a suo tempo ottenuto dal compianto Presidente Elmo Bazzano. Molte idee sul tappeto e diversi i problemi affrontati in questa assemblea rivierasca. Su tutti, la necessità di operare uniti nella
consapevolezza che i tempi non permettono voli pindarici e che occorre avere il senso delle proprie e reali forze in campo e non solamente i numeri che ne contrassegnano una potenza non surrogata dalla presenza efficiente e continua. Per U Campanin Russu, co-fondatore della Consulta, erano presenti il presidente Giovanni Ghione, il vice pres.te Adriano Mantero e la moglie Felicina, nonché il segretario Gianni Giusto con la moglie Madda. Erano pure presenti, in rappresentanza dell'Associazione "Sacre Rappresentazioni di S. Caterina da Siena", Gio Batta Colombo e la moglie Marianina.

QUANDO I PICCOLI RITANI ALZANO LA CRESTA...       

Anche il "rianello" che sfocia sulla spiaggia, all'altezza dei Bagni Torretti, ha mostrato tutta la sua forza,, martedì 4 novembre, durante le forti precipitazioni che hanno interessato Varazze, al pari di quasi tutta la Liguria. Il mare, poi, ha completato il quadro dei disagi, minacciando di portarsi via la parte terminale del tubo che ingabbia le acque di questo piccolo, ma vivace ritano, come mostra la foto scattata con tempismo e che proponiamo ai nostri lettori, a ulteriore documentazione di quelle drammatiche giornate. 

SEMPRE MOLTO ATTIVA LA MUSA DI SILVIO CRAVIOTTO 

"Nella risacca" è il titolo dell'ultima fatica letteraria di Silvio Craviotto, una raccolta di versi e di considerazioni sul mondo e su se stesso, che la sua penna sempre attivissima continua ad elargire senza posa. Versi e analisi, autoanalisi, ricorsi letterari e storici, perfino una lettera di Albert Einstein (sic), accompagnano il lettore in questa nuova cavalcata che va ad aggiungersi alla collana delle numerosissime pubblicazioni iniziata con "Liguria", del 1958, per arrivare ai nostri giorni con  "Nella risacca", un susseguirsi di onde di cultura che fa onore a Silvio Craviotto. Buona lettura.      

UN BRANZINO AUGURALE PER IL "TORO"                                             

Con un magnifico branzino di 4 kg., pescato tra i "bianchi e i neri" dalla inesorabile canna di Enrico Cattaneo e cucinato come si conviene dal Ristorante
"Da Bri", i "fans" del Torino hanno festeggiato la squadra del cuore in un convivio augurale per i colori granata al quale hanno partecipato Gigino Cattaneo, Franco Moleti, Giovanni Ghione, Bartolomeo Rusca, Luigi Tassara, don Giulio Grosso e frà Candido Capitani. Un bel gruppo, senza dubbio, in rappresentanza anche dei molti altri tifosi che non hanno mai dimenticato quel glorioso Torino rimasto nel cuore degli italiani oltre lo spazio e il tempo e che la tragedia di Superga ha consegnato al mito.

LUTTO AL SOLARO PER RINA E FRANCA

Altre due figure del vecchio Solaro ci hanno lasciato in novembre, si tratta di Caterina Costa ved. Ratto, meglio conosciuta come Rina, e Francesca (Franca) Delfino ved. Piacentini. Rina, consorella della Confraternita di San Bartolomeo e sorella del non dimenticato Fausto "o pescòu", aveva lavorato una vita nel Cotonificio Ligure ed era da anni impedita nella deambulazione, ma la sua figura spuntava dal terrazzino della propria abitazione in piazzetta San Bernardo a salutare gli amici del quartiere e attenta al passaggio delle processioni, soprattutto quella di San Bartolomeo e di Santa Caterina, alle quali assisteva con commossa partecipazione. Franca, fedelissima di San Domenico e sempre presente alle iniziative religiose e culturali del suddetto Ordine, nonché impegnata nella S. Vincenzo de Paoli, la ricordiamo affaccendata dietro al banco della tabaccheria in via Battisti, anni fa, accanto al fratello Ambrogio e ai genitori. Due persone della "vecchia guardia" che ci hanno lasciato testimonianze di fede e di forte attaccamento alle nostre radici, figlie di quel Solaro, culla di tante storie e ricco di tradizioni che tutt'ora resistono nonostante il mutare dei tempi.Le nostre sincere condoglianze ai parenti e amici.

NONOSTANTE TUTTO È ANCORA NATALE

Si sentiva già nell'aria almeno un mese prima, quando i primi freddi annunciavano l'arrivo dell'inverno, quello vero, fatto di neve e di ghiaccio, di cappotti e di sciarpe, di pantaloni alla zuava per i ragazzi e di gonne lunghe e calde per le ragazze, di stufe economiche dove si cucinavano cibi semplici ed essenziali, con tanta fantasia e poche calorie. Il Natale degli anni '40 e '50 si presentava così, dal tunnel della guerra al primo sole della ricostruzione che avrebbe portato al boom economico di un'Italia da record. Un Natale ancora povero, ma ricco di significati e di attese che facevano sognare i più piccoli per qualche regalo che sicuramente sarebbe arrivato, portato nella Notte Santa da Gesù Bambino e non ancora da Babbo Natale, così come il presepe, re assoluto che dominava in case le cui cucine si annerivano per il fumo di legna e di carbone per la cottura dei cibi  e per parchi riscaldamenti. Il Natale di quegli anni era il giorno più importante dell'anno perché finalmente le famiglie si sedevano a tavola per un vero pranzo, con tanto di capponi (spesso comperati vivi e fatti ingrassare su poggioli o addirittura in casa, sistemati dietro una tendina sotto il lavello della cucina ), il pandolce, il torrone e la frutta secca, dopo che il più piccolo dei figli aveva fatto trovare la "letterina di Natale" al papà, nascosta sotto il piatto, piena di buoni propositi e di auguri. In quei Natali, le cose e i regali di oggi non erano neppure ipotizzabili. Bastava poco e si era contenti. Si vedevano passeggiare persone che indossavano con dignitoso portamento cappotti rivoltati e vestiti con giacche svolazzanti che coprivano corpi rigorosamente magri, ignari di colesterolo e trigliceridi, il cui sogno era per lo più la bicicletta, e poi, un po' più in là, la Vespa o la Lambretta, quando ciò sarebbe stato possibile. Natali spartani, con la Messa di Mezzanotte che richiamava folle di fedeli, tanto nelle città che nei paesi più piccoli e sperduti, in tempi in cui la fede temprava e univa al di là delle differenze sociali. Natali veri, intimi e, nonostante tutto, felici. Nelle cartolerie e tabaccherie, al mercato del sabato e a quello di Santa Lucia a Savona, si compravano le figurine per il presepe, che non doveva mancare in ogni casa, mentre l'albero di Natale cominciava a fare l'occhiolino, ma si trattava di un piccolo ginepro (zernaivu) con ghirlande di batuffoli di cotone e di carta argentata, più qualche mandarino. Il tempo scorreva con più calma e la parola "stress" non era ancora arrivata a cambiare registro ad una società che doveva rimettersi da ben altre ansie e difficoltà, retaggio di una terribile e disastrosa guerra. Tutto questo sarebbe cambiato presto. E anche noi saremmo cambiati. Il cosiddetto benessere ha infatti trasformato usi e costumi, riducendo il Natale ad un business che ha investito il mondo intero, lasciando vaste aree di abbandono e di povertà laddove si continua a vivere alla giornata, quando è possibile, e a morire di fame e di guerre tribali. Un Natale sempre meno sacrale, fatto di regali e di auguri che non si sa cosa vogliano significare, se non di "passarsela bene", soprattutto a tavola. La ruota della vita gira e non si ferma mai, e dal benessere siamo arrivati alla crisi, parola che forse non abbiamo ancora assimilato bene nel suo vero e per molti ancora oscuro significato. Siamo giunti ad un nuovo Natale, tutto sommato ancora abbastanza godibile, ma già con i segni unghiati di una nera signora che sgrana rosari di duri sacrifici e ci costringe a rivedere comportamenti che fino a ieri ci erano quasi naturali e dovuti. Forse certi cicli, pur faticosi da sopportare, ci permettono però di rivedere noi stessi sotto una luce diversa, più umana e razionale e di cominciare a pensare ad una vita più vera e anche più spartana. Nessuno si augura di tornare ai cappotti rivoltati e a l'autarchia di un tempo; si salverebbero forse i pochi delle generazioni degli anni '30 e '40, ancora in possesso di qualche anticorpo; per i giovani sarebbe molto più sofferto passare dalla torta...alla polenta. Però, questo momento difficile che stiamo attraversando, può servirci per sintonizzarci un poco con quei Natali che sembrano lontani anni luce, e a riscoprire, nella parsimonia, la genuina atmosfera di una festa che può e deve portarci ad un senso di fraterna collaborazione. Si, nonostantetutto, è ancora Natale. Auguri sinceri.

LUXE  DE  NATALE

Natale !...Quante luxe in te vedrinn-e

pe-o reciammo da gente preparae.

O l'è un luxì festoso de stellinn-e,

de strisce, de ballette colorae

che brillan comme tante lampadinn-e.

Davanti a 'na vedrinn-a a gh'è 'na moae

co-a sò figgetta...pan due figurinn-e

comme gh'è in ti preseppi da cittae

A donna a raspa 'n po' in ta sò borsetta:

..."Mì no gh'arrivo, èn cöse da scigrori, "

a dixe, mentre in lägrime.a figgetta

a premme in sciö cristallo o sò faccin...

E e lagrime, pe-a luxe e pe-i colori, 

risplendan comme tanti margàitin.

In ricordo di Bruno Micossi "re" del sonetto genovese.


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